orge
Salve Terra, qui Koona - 18a parte
di sexitraumer
08.07.2017 |
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"Bah comunque non mi hanno convocato…siamo libere..."
“Sparigliato che vuol dire ?”“Hai mescolato i tuoi oggetti, uguali ai miei, in un unico insieme, e non sappiamo quali siano i miei e quali i tuoi…comprendi ora ?”
“No…”
“Se troveranno vita vegetale su Titano resterà sempre il dubbio. Titano ce l’aveva da qualche parte, o ce l’ha portata qualcuno ?! Chi è stato quel qualcuno ?”
Mi sentivo in stato di accusa…forse dovevo sentirmi in colpa !?!
“I..io…!”
“Eh !”
Cominciavo a sentirmi agitata; il dottor Vallefuentes disse paterno:
“Non pensarci ora ! Tanto Yakin ci ha comunicato che era riuscito a distruggerne un bel po’ con il vapore d’acqua a 100 gradi di quell’isola camping…era un ingegnere ! Sapeva il fatto suo, sai. Avrà fatto un buon lavoro…beh, signori io mi ritiro in camera mia e se ci sono emergenze svegliatemi...andiamo cara…”
“Andiamo anche noi Koona. Devi dormire…”
“Ma ho fatto tutti quei danni ?”
Disse materna la l’infermiera Hubbert, la moglie di Jorge:
“Non hai capito niente, Koona. I cadaveri di Johanna e Greg a quella bassa temperatura si conserveranno abbastanza bene, poi però inizierà un decadimento molto lento ma inesorabile…e credimi di batteri pronti ce ne saranno a miliardi durante la decomposizione delle loro carni…ma è stato Mario ad ucciderli, non tu ! Quindi l’inquinamento biologico di Titano fra cent’anni non sarà imputato certo a te…”
“Ma il dottore…”
Intervenne la mia tutor, la Terry mentre eravamo in corridoio verso gli alloggi:
“Il dottore ti ha fatto capire – spero - che ciò che fai può sempre avere delle conseguenze; al tuo posto lascerei perdere Titano, e mi preoccuperei di più di quello che hai fatto nella Pegaso…”
“Sempre al sesso andate a parare…”
“La tuta ha anche superfici sottili in particolari leghe metalliche per proteggere alcuni organi più esposti di altri ai tumori da radiazione ionizzante come i raggi cosmici…tu – e ce n’eravamo accorti dai dialoghi radio…sospiri e respiri - puoi ringraziare i disturbi del campo magnetico di Giove che si sentono fino a Saturno se non abbiamo sentito tutto proprio chiaro, ma l’avevamo capito che eri praticamente nuda. Anche il comandante s’è incazzato perché non gli hai dato retta, e per lo scatto d’ira in sala rotta, io e Benningoul l’abbiamo rilevato dal comando. Per un mese farà terapia obbligatoria; mi piacerebbe la facessi anche tu.”
“No, non c’è bisogno; a proposito di bisogni: dovrei andare da Rasputin per fargli fare la pipì, mi accompagni ?”
“E sia ! Andiamo.”
Quando arrivai da Rasputin mi fecero segno di andare presso la grata; il cane c’era andato da solo. Era evidente che si stava integrando col resto dell’equipaggio. Lo accompagnai al trasportino divenuto la sua cuccia e quindi andammo in camera io e la Terry. Proprio come una madre terrestre la Terry mi fece lavare i denti, e mi accorsi che un molare mi stava facendo un po’ male: sintomo di una carie che ormai stava prendendo abbastanza, come aveva preconizzato sorella Johanna; mentalmente misi in conto la speranza che ci fosse un dentista a bordo, ma non dissi niente alla tutor: avevo paura che me l’avrebbe preso l’indomani stesso. Raggiungemmo il letto e la Terry spense la luce. Non avevamo niente da dirci; due perfette estranee consapevoli entrambe che amicizia non ne avremmo mai fatta. Dormimmo e non ricordavo neanche se ci fossimo augurata la buona notte. Prima di raggiungere il sonno, dopo essermi distesa, feci finta di non vedere la Terry che si spogliava; in realtà una superficie riflettente, metallica, di fianco a me alla parete mi restituiva lo spogliamento del comandante in terza. Una donna mulatta, perfettamente scolpita che si tolse tutto, tranne gli slip. Poi indossata una camicia lunga, da notte, con un movimento abilissimo lasciò cadere gli slip sul pavimento; essendo pulita ed ordinatissima li mise dentro un box di biancheria usata, e s’infilò sotto le coperte pulite dato che Solveig Lund aveva rifatto la camera. Non avendo preso sonno subito, non saprei dire quanto tempo fosse passato, ma ad un certo momento entrò proprio Solveig, dopo aver acceso una luce fioca rossa-rosea sopra il letto di Paula Terry. La Lund non faceva caso a me, non si era voltata neppure per un istante…io la osservavo incuriosita, ed al tempo stesso rilassata senza alcuna voglia, se non guardare quelle due donne; si sistemò spogliandosi della tuta diurna. Indossava sotto reggiseno e lingerie succinta, degli slip praticamente inesistenti di fianco alla Terry che dormiva profondo. La Lund le adagiò una maschera da infermeria sul volto, e regolò una manopola che non sapevo da dove fosse spuntata e la Terry cadde in un sonno ancora più profondo; sembrava morta, ma respirava. Io ero paralizzata: non osavo muovere né un muscolo, né la testa, per non dare alla Lund la possibilità di vedere che le osservavo…Solveig sollevò il lembo della camicia da notte di Paula e, scoperti il pube e la vulva, vi abbassò la testa per leccarla proprio lì, nel sesso; pur incapace di dire qualunque cosa più vedevo il corpo di Solveig, formoso, burroso, chino sul sesso della Terry più desideravo toccarmi la mia di vulva. Solveig a furia di sapienti leccate, e introduzioni della propria lingua aveva ottenuto l’apertura dello spacco della fica della Terry; presi a massaggiarmela quando la vidi asportare delle piccole bavette argentee da quella fica irreale dal pelo corto e bagnato, che attendeva solo il suo naturale complemento: il cazzo che Solveig certo non possedeva. La Lund invece si strappò via lo slippino, tanto che riuscivo a vederle l’ano mentre si spostava verso la testa della Terry che – fessa pensavo – continuava a dormire…era evidente che la mascherina l’aveva portata sotto narcosi. La Lund senza far caso a me si voltò, e dopo aver messo la propria vulva sotto il volto della Terry iniziò con lei un sessantanove parzialmente monco, dato che la vulva della Lund era a contatto con la bocca della Terry, mentre la sua lingua le penetrava l’ombelico…quelle due amanti erano talmente esperte, che la Terry gliela leccava dormendo profondo. Riuscivano a darsi il godimento silenziosamente; ero a tre metri circa, ma non riuscivo a sentire i loro respiri, pur vedendo i loro corpi sincronizzare i movimenti…la Lund aveva di nuovo raggiunto la vulva aperta della Terry, ed io invidiosa di quel cunninlinctus, cercavo di respirare più profondo per godermi i miei smanettamenti intimi, ma quelle due proprio non mi vedevano, e soprattutto non la smettevano... Più io mi masturbavo cercando di farmi sentire, più mi sentivo soffocare; mi alzai dal letto, e scoprii che fluttuavo a mezz’aria. Ah averlo saputo poco prima ! Era evidente che la gravità rotazionale era stata interrotta per i lavori necessari, fin dalla sera prima evidentemente, secondo la mia personale percezione del tempo-nave. Eh sì ! L’avevano preannunciato. Completamente nuda cercai di raggiungere le due amanti mostrando loro il mio corpo; ero lì, sopra di loro, ma mi ignoravano, e continuavano a leccarsi l’una sveglia, la Lund, l’altra nel mondo del dolce coma la Terry, ma reagente con ondatine ventre-fica. Notai invidiosa che le si erano gonfiati i seni, nonostante non fossero grossi. I capezzoli della Terry erano ritti come antenne, solo parzialmente schiacciate dal corpo senza peso di Solveig. Adesso la mia nuova amica le alternava leccate salivose sulla vulva esterna, per poi virare più al centro in prossimità del clitoride, e sapienti intrusioni delle sue dita, ben tre, ben introdotte per far godere la Terry senza farla sentire sporca…dato che potevo fluttuare, mi piazzai di lato ad entrambe, certa di non infastidirle, e mentre Solveig aveva i seni sospesi per aria ne afferrai uno dal mio lato, il sinistro della coppia, almeno per partecipare succhiando il capezzolo della mia amica, cui non sembrava disturbare la mia intrusione. Presi il suo capezzolo tra le mie labbra riservandomi di succhiare con calma senza cercare di prosciugarle la tetta. Il capezzolo della Lund era sì carnoso, ma non sapeva di niente ! Avevo una certa asensorialità sulla bocca, e respirando la sentivo secca; cercavo affannosamente di compensare risucchiando dalla carne del capezzolo di Solveig. Sentivo la mia fica cercare il godimento inappagata, ed al tempo stesso la mia bocca che, della dolcezza e piacevolezza della pelle della materna Solveig, pur desiderosa, non riusciva a trarre un bel niente. Solveig ormai aveva introdotto la mano dentro la fica della Terry per del sesso manintrusivo, e certo non si curava dei miei succhi di capezzolo, con cui cercavo di appagare la mia voglia, e la mia fica ormai calda e bagnata. Sentivo anche il solletico nella parte interna delle mie coscette. Non avrei mai creduto che due donne fossero così intriganti. La Terry schiava del coma, e del mano-sesso di Solveig continuava a dormire godendo, e squirtando nel momento in cui Solveig tolse la mano. All’improvviso però la Lund che io non vedevo in volto per la sua acconciatura boccoluta in quella strana luce, mi accorsi che aveva in mano un coltello o uno spadino corto, una specie di gladio. Si passò la lama sopra la vulva, di piatto, senza tagliarsi, e fatto questo raggiunse il collo della Terry affondandolo con molta maestria, fino a decapitare completamente la sua amante. Trovai la forza di urlare perché la Lund stava, o aveva già staccato con un taglio sapiente, con una tecnica quasi militare, la testa della Terry che, però non gocciolava né sanguinava, e continuava a dormire ignara di essere ridotta alla sola testa. Pensai che fosse dovuto alla gravità mancante, e venni colta da un’angoscia quando compresi che, allora, quella testa non svuotandosi dei vasi, potesse essere ancora cosciente. Solveig, al culmine del piacere che provava per il delitto, mi guardò senza quei suoi occhi materni che avevo conosciuto poche ore prima, al nostro primo incontro…mi fissò: il volto era il suo, ma i suoi occhi erano quelli di una vipera, di un rettile, insomma di una trionfante predatrice. Presentatami la testa mozzata della mia tutor, rise, e me la gettò contro il volto. Ero vitrea dal terrore. Dei lunghissimi istanti scorsero davanti alla mia mente, il cuore a mille, la mia fica bagnatissima, fino alle caviglie. Quando la testa della Terry arrivò sul mio volto, benché mozzata mi baciò in bocca. Ricambiai il bacio, poi la feci rotolare sul corpo ormai tronco di Paula sul letto, senza sangue. Solveig se ne era appena andata, con naturalezza camminando eretta. Infantilmente provai a ricollegare la testa al corpo, poi preso l’intercom della camera chiamai il dottore, cercando di reggere la testa allineata col collo; avevo il terrore che la Terry prendesse conoscenza piena, che quella testa parlasse…
“Dottore ! Dottore !...”
“Biiiiiipppppp”
Poi muto, e io disperata con tutta la voce che credevo di avere, ma nessuno mi rispondeva:
“DOTTORE…DOTTOREEEEEEEHHHHH”
Sempre più muto…non sentivo più alcun suono…le mie orecchie non sembravano funzionanti.
“Dottoreeeeeeeehhhhhhhhhh… “
Non avevo più fiato. Sentii una mano dietro di me, ma non avevo il coraggio di voltarmi; però dopo ch’era trascorso un lunghissimo istante ero felice, di una felicità bambinesca; la sensazione di sordità era scomparsa, e avevo riconosciuto la voce. Paula Terry era viva, e mi stava chiamando. Soprattutto era reale. Cominciavo a sentire gli odori intorno: sudore e…
“Ti sei svegliata Koona ! Hai avuto un incubo ! E te la sei pure fatta sotto…sveglia, va tutto bene…dai, su…”
Chiesi:
“Che è successo ?”
“Non saprei ! Hai parlato nel sonno; ti ho sentito dire Lund più volte. Conosci Solveig Lund per caso ?”
“…”
“Koona !?! Conosci Solveig Lund ?”
“Eh ? Sì, fa le pulizie.”
“Sì ed è anche mia amica. C’era lei nel tuo sogno ?”
“…”
Non risposi niente, per non tradirmi dell’incontro di sesso reale, avuto con la Lund poche ore prima.
“Mi dispiace, me la sono fatta sotto…non mi era mai accaduto su Titano…”
“Ci credo. Senti proprio non mi vuoi raccontare il tuo incubo ? Parlarne fa sfogare e non c’è pericolo che ritorni…ti ho sentito dire Lund e Solveig un paio di volte. Evidentemente sei una tipa che parla nel sonno; capita a molti comunque…non sei certo la prima…”
“No, sto bene adesso, sto bene…”
“Va bene, senti. Alzati e lavati in bagno, che io intanto tolgo queste lenzuola sporche. Domani andiamo dal dottore, e vediamo se puoi prendere qualcosa per dormire bene; qui lo spazio è poco e devi ambientarti. Non è come su Titano Uno ed è quasi tutto promiscuo.”
“Che ora è”
“Le quattro e un quarto; tempo nave; l’equivalente dell’alba sulla Terra…tu dopo puoi restare a dormire…io devo prendere servizio alle otto e trenta…”
Andai in bagno a lavarmi.
Verso le sei e mezzo tempo nave, dato che non avevo più sonno andai a fare colazione incontrando Enda e Solveig; senza invito mi accomodai accanto al loro tavolino, ritenendomi ormai loro amica. Non mi dissero niente, anche se mi avevano benevolmente salutato con cenni del capo. Solveig, compresi dopo pochi minuti, dalle loro parole, una sorta di codice personale, stavano contrattando una prestazione sessuale di lei. Enda non sapeva che con Solveig avevo già creato un legame piuttosto “forte”, anche se certo non vincolante. Finsi di non capire cosa stessero dicendo intenta a intingere il lievito nel cappuccino con la schiuma …
“Quindi capo Lund, secondo te, se scelgo la due classi spettrali mi riscaldo meglio…”
“La lampada a due spettri costicchia Enda ! Non meno di centosessanta crediti…real time; non monto certe complessità con saldo a fine mese…dovresti saperlo…”
Il tono di Solveig era di sufficienza, ma ammetteva delle repliche, secondo quanto dissero davanti a me…
“Dai Lund lo sai bene quanto prendo ! 160 devo ancora metterli assieme; io risparmio, sai…maledetta corsara vichinga!”
“Non mi fare la manfrina che devi mangiare, che i pasti li passa la nave.”
“Non capisci: io prima di spenderli devo metterli da parte.”
“Io invece spendo tutto in gioielli e bagordi e beneficenza! Come se non fossimo sulla stessa barca maledetto tracanna-Guinness !”
“Facciamo così! Se mi monti quella da due te ne trasferisco 120 cash…poi mi faccio fare un ordinativo d’assunzione da chi sai tu…e avrai di che divertirti dieci volte…se ne prendi poca e con calma praticamente, sogni su ordinazione…che ne dici ?”
“Uhm, dieci ricambi ?”
“Sì, se ti fidi dei miei lievi dosaggi…te ne puoi fare una decina…”
Solveig ci pensò su, senza tradire alcuna emozione, né approvazione. Poi però cedette…
“Perché sei tu Enda ! ”
“Ah bene ! Che ne dici di oggi alle 15 ? Io stacco alle 13,50…un’oretta per mangiare e per una certa pillolina…”
“Va bene, per le tre nel tuo alloggio, allora ! E ricordati i 120…!”
A quel punto intervenni io, pur senza averne realmente diritto…
“Ma oggi non staccano la gravità rotazionale per la manutenzione al cuscinetto ?”
La Lund si portò la mano alla fronte; se n’era dimenticata letteralmente. La sua espressione al volto era di panico. Io chiesi:
“Che ho detto ?”
Solveig sentenziò:
“Merda ! Staccano la gravità tra 40 minuti ! Enda credo che devi raggiungere il tuo posto di guardia e mettere in sicurezza l’infermeria !”
“Tranquilla, l’ho già fatto stamani. Sono molto ordinato ! Comunque vado, hai ragione ! Comunque se per le tre hanno finito, ci vediamo nel tuo alloggio Lund…salve Koona !”
Poi Solveig si rivolse a me:
“Koona, mi stavi dicendo…non avevi un cane qui ?”
“Sì e a quest’ora starà giocando con qualcuno in sala ricreativa…adora il ping pong…”
“Certo, certo…vallo a sistemare nel trasportino; poi se vuoi ti aiuterò a toglierti dai piedi durante il periodo zero-g; meglio non intromettersi nelle riparazioni…gli ingegneri di guardia sono gelosi, sai…”
“Ci saranno anche delle EVA, no ?!”
“Sant’Universo ! Allora è seria !...bah comunque non mi hanno convocato…siamo libere.”
Io andai a sistemare Rasputin, dopo essermi assicurata che avesse fatto presso la grata il bisognino della mattina; con grande disappunto del mio pelosone ho dovuto vaporizzare le sue feci con il getto di vapore rumoroso; poi, dopo la disintegrazione della sua cacca, strofinato un fazzoletto con gli odoracci dell’ano del mio Rasputin, ri strofinai il fazzoletto “sporco” dei suoi odori sul metallo della grata : il mio pelosone non aveva nulla da temere: il suo territorio era comunque segnato. Infatti riannusò, e ne fu soddisfatto seguendomi scodinzolando. Pensai di lasciare il trasportino dentro un armadietto aperto dopo aver chiesto al mio cane di entrarvi. Lasciai anche semi aperto il trasportino, poi lo sistemai su un piano di sotto, quello quasi a contatto col pavimento. Rimasi con lui fino all’avvertimento di dieci minuti alla fluttuazione generale della zona a gravità rotazionale; poi prima di andare via chiusi solo uno sportello dell’armadietto, in modo che l’aria non gli mancasse mai. Anche se l’altro sportello si fosse richiuso, avendo invertito l’ordine di chiusura si sarebbe solo appoggiato sull’altro lasciando l’aria per il mio cane. Per un attimo temetti di non aver chiuso il portellino del trasportino; controllai ed invece era a posto. Non c’era pericolo che Rasputin si liberasse. Ero rimasta abbastanza tempo con lui e non mi ero accorta che avevo si e no cinque o sei minuti per raggiungere il mio alloggio…
Poi un rumore improvviso dagli e-speaker del soffitto; lì in sala ricreativa rimbalzava dappertutto come una eco…invidiavo il mio Rasputin più protetto di me dai rumori…
“Huauuunnng ! Biiiiiing ! Huauuuung ! Qui zona comando…”
Riconobbi la voce: era la Terry, “mia madre amministrativa”…
“La gravità rotazionale verrà disinserita tra 7 minuti e 20 secondi; il personale non necessario è comandato nei propri alloggi fino alla fine della revisione, già in atto. Ricordiamo che è severamente proibita dalle finestre ed oblò qualunque segnalazione, anche di semplice saluto, agli astronauti impegnati nella EVA già in atto. Tutto il personale non necessario è comandato nei propri alloggi…”
Salutai Rasputin, poiché ormai i minuti dovevano essere diventati otto e qualcosa, dato che avevo oziato un buon minuto nel raffigurarmi le parole di Paula Terry e mi avviai verso la zona alloggi; mentre stavo per entrare sentii una voce:
“Ehi Koona !...”
Era di nuovo Solveig Lund che mi stava chiamando; mi voltai di fianco verso di lei a tre alloggi dal mio.
“Ciao Solveig. Manca poco ormai, fra poco si rigalleggia…”
“Ti va di farci compagnia ? Perché non vieni qui da me ?”
“Ma non saprei…Paula non mi ha obbligato però, credo, si aspetta…insomma che io rimanga nel nostro alloggio…”
“La conosco la Terry. Non hai idea quando adora comandare in sala comando quando Benningoul e il comandante dormono…non la staccheresti da lì per niente al mondo ! Dai vieni ! Non lo saprà neanche…”
“Boh io non so se…”
All’improvviso sentii un capogiro; non riuscivo a sapere cosa fosse, tremava tutto, ed il mio equilibro del vestibolo dell’orecchio non riuscivo a percepirlo. Ma questo era normale: avevo trascorso 3 giorni a gravità zero e da due ero tornata a gravità normale; ora, per pochissimi istanti ero in dubbio se stavo tremando io o tutto intorno…Solveig mi disse:
“Il cilindro sta rallentando…ora la forza centrifuga è minore; cominciamo a pesare di meno…tra poco ti sarà più difficile stare in piedi correttamente in corridoio…che fai ? Resti sola o vieni da me ?”
Decisi lì per lì, e con passo incerto mi avviai inciampando per terra verso la porta dell’alloggio della Lund. Mi sbrigai ad entrare. Solveig fece dei rapidi onori di casa…tremava un po’ tutto quanto…la mia amica si stese supina sul suo letto vestita di gonnellino e corpetto e mi disse mentre cominciava a girarmi la testa, disorientata com’ero dai rumori della rotazione rallentata…
“Stenditi di schiena, sopra di me, non temere ! Non mi schiaccerai ! Svelta, dai.,,!”
Capii all’istante perché, dato che il letto era ad una piazza sola…mi ci volle mezzo minuto per capire come stendermi. Poggiata la mia nuca sul seno di Solveig, ed i miei piedi sopra i suoi, aspettai che lei mi dicesse quello che avevo già capito, dato che stava armeggiando con una cintura di sicurezza quando mi aveva invitato a stendermi sopra di lei…
“Clack !”
La cintura era bloccata. Eravamo assicurate al letto tutte e due…
“Credo manchino tre minuti circa…spaventata ?”
“No, no, mi ci ero abituata sulla Pegaso…”
Sentivo dei rumori sempre più bassi, sempre più intervallati; intorno a noi, ciò che non aderiva magneticamente alla parete o al pavimento si spostava compiendo dei salti, ognuno più ampio…Solveig era piuttosto ordinata: elektro-pen o pad da lavoro non avrebbero fluttuato; i cuscini sì…
“Vraaammm…vraammm…vraaaaaaammmm…”
“Stiamo rallentando, ora di gravità apprezzabile non ce n’è più…”
“Vrrrr…vrrrrr…vrrrrr…ppoumm ! Breeeeeeeemmmmssskk ! Breeeeeeemmmmmk ! Skrreeeeeccck !”
Dal corridoio si sentiva la voce di Paula Terry:
“Zero g… Zero g… Zero g...zona cilindro A, zero g ! Siamo pronti al bloccag…biiip !”
“Non s’era mica accorta che c’era l’interfono inserito ! Ecco adesso galleggiamo ! Koona !”
“Sì ?”
“Tutto bene ?”
“Uhmmm, sì…va tutto bene.”
“Sei pronta ?! Stacco la cintura…lasciati fluttuare senza darti spinte o capoccerai al soffitto…”
“Pronta, dai !”
“Clack !”
Seguii le istruzioni di Solveig, e mi lasciai fluttuare; mi spinse di lato molto delicatamente, ma in due secondi mi trovai un metro e mezzo di lato verso di lei ancora distesa parallela al pavimento di schiena; Solveig con molta grazia raggomitolatasi su sé stessa sembrava una statua di quelle che facevano i popoli orientali della terra, anche se non ne avevo una chiara idea…provai anch’io e vidi che raggomitolarsi era facile, ed era bello fare pure delle capriole. Riuscì ad inanellarne due, con Solveig che si preoccupò che non sbattessi la testa se non sul suo corpo…
“Ti piace, vedo…”
“Sì, è divertente…”
“Forse è meglio se ti fermi con le capriole…a proposito !”
“Che ?”
“Se ti viene da vomitare perché hai fatto colazione per ultima, resisti e vai in bagno !”
“Ok. Ma per ora non viene…mi sento bene adesso…”
“Mah ! Aspetta, che vado in bagno a prenderti un sacchetto, non si sa mai…”
Solveig andò nel mini bagno del suo appartamento in pochi istanti per poi uscire con un sacchetto con chiusura. Mi disse che il conato di vomito sarebbe stato improvviso, come sempre accadeva quando si aveva mangiato da poco prima di esporsi allo zero-g. Presi il sacchetto e me lo sistemai fra fusciacca e cintura, poi attaccai discorso:
“Sai, secondo me oggi con Enda non stavate veramente parlando di lampadine, vero…?!”
“Già. Due spettri allora sai cosa volesse dire, immagino…”
“Che lo fai entrare davanti e dietro…credo…”
“Oppure davanti e in bocca…non mi dispiace mica il sapore, sai ?! E poi Enda è un tipo pulito…”
“Beh, perché fa l’infermiere, immagino…”
“No, non è per quello !”
“E allora perché ?...”
“Perché è pel di carota come una certa percentuale di irlandesi…alcune leggende popolari dicono che i rossi puzzerebbero di più, ma non è assolutamente vero. E lui preferisce i saponi aromatici, anche se gli fanno male…”
“Ma oltre i 120 cosa ti procura ?”
“Io te lo dico; ma se non mantieni il segreto con la Terry e con chiunque ci facciamo il viaggio agli arresti, lo sai ?!”
“Grave ?”
“Sì, piuttosto. Sicura di volerlo sapere ?!”
“Ciò che intriga mi piace…”
“Forse era meglio che non ti dicevo niente…quello che non sai mica lo puoi rivelare…”
“Dai dimmi !”
“Koona ! Metti la tua mano destra sul mio collo, e cerca di sentire le pulsazioni…”
“Che ?”
“Toccami sul collo con la mano tua, in modo tale da sentire le pulsazioni del mio sangue…”
Le toccai la gola e le presi il battito cardiaco. Lei per tutta risposta mi aprì la fusciacca e mi mese la sua mano sopra il cuore. Il mio imbarazzo era lieve. Sentivo i suoi battiti cardiaci ed il calore del suo collo; lei aveva la sua mano sulla mia tetta sinistra in modo da sentirmi il cuore. Con il suo tono cordiale sentenziò:
“Il patto di cuore e di non tradimento tra di noi è così stretto. Diremo -lo giuro- all’unisono come fossimo un unico corpo che cercherà di non tradirsi...ora segui le mie labbra…”
Seguii le sue labbra e all’unisono pronunciammo:
“LO GIURO !”
Solveig lasciò il mio seno e prese la mia mano con grazia e leggerezza mentre fluttuavamo a mezz’aria in quella stanza stretta. Il calore del suo collo mi piaceva e per parte sua vi lasciò la mia mano che adesso veniva carezzata dalla sua…intanto parlava…
“Ogni tanto ad alcuni di noi piace farsi un trip, una sorta di viaggio, un viaggio onirico fatto di allucinazioni su ordinazione…si guarda l’olo muvj che c’interessa, e poi assumiamo un farmaco ipnotico che ci fa vivere le scene del muvj in primissima persona; non sempre succede, ma si prova anche la sensazione di staccarsi dal proprio corpo, e di vederlo esanime. Quella è la suprema delle sensazioni, ma dura poco, e non ci si ricorda mai di come ci si è rientrati al risveglio.”
“Ed Enda come fa ad avere quei farmaci ?”
“Non li ha in detenzione. Però ne sa combinare in dosi gestibili alcuni altri, che trova o può trovare in magazzino o in infermeria, che danno un effetto equivalente a quello degli ipnotici nelle camere di deprivazione sensoriale. Sai cosa sono ?”
“Sì ne ho viste alcune pubblicizzate sulla rete Cosmoz, ma esistono solo sulla Terra o sulle stazioni orbitanti…”
“No, alcune compagnie le imbarcano a bordo per offrire all’equipaggio svaghi diversi dal sesso. Qui da noi il comandante non le vuole poiché c’è un buon numero di donne disposte a darla per denaro…e così io, Enda e delle altre persone, che non ti rivelo, sappiamo cosa fare quando abbiamo voglia di un trip…”
“Ma il dottor Vallefuentes dovrebbe denunciare al comandante se circolano droghe illegali, no ?!”
“Beh, in realtà dovrebbe inviare un rapporto riservato al comando della flotta baipassando il comandante…in pratica non volendo rovinare delle carriere chiude un occhio se quei trip non hanno causato risse, o tentati omicidi in stato di stupefazione residua, non smaltita intendo…e talvolta anche due, dato che non è sempre stato fedele alla moglie, l’infermiera Hubbert; la conosci ?!”
“Sì, quando mi sono svegliata mi ha fatto lei i primi esami…mi è sembrata una donna ancora desiderabile…insomma il dottore scopa pure con altre donne ?”
“Beh con me ad esempio può fare cose che si vergogna a fare con la moglie…”
“Tipo ?”
“Il mio culo non è più il massimo, e la palestra che faccio non mi aiuta, ma me lo lecca tutto dato che quello della moglie non lo eccita più…me l’ha confessato…poi io gli consento lo schizzo ben in fondo…sua moglie invece vuole tutta la sua sborra nella fica…secondo natura. Mi sa che nemmeno in bocca non glielo prende più…”
“E quanto ti offre ?”
“Dico che vuoi farti il preventivo di quanto guadagnerai da maggiorenne ? Guarda che sulle navi della flotta la maggiore età per prostituirsi è 21 anni, non diciotto !”
“E va bene, ma quanto ti paga ?”
“Per trecento crediti il buco lo sceglie lui senza preavviso ! Se vuole farmi male, un po’ ci godo anch’io; per duecento gli concedo il bondage…per centocinquanta lo faccio venire in bocca…cento mi può sborrare sul mio corpo, ma non dentro…gli ho proposto pure cose a tre con sua moglie, ma la Hubbert schifa le bisessuali come me !”
“Ma con Enda…”
“A Enda chiedo di meno perché guadagna di meno !”
Un rumore dalla polsiera mi distolse:
“Xrrrrrrrr, xrrrrrrr, xrrrrrrrr…!”
Risposi:
“Sì…?!”
“Sono Paula, dove sei Koona ? Dalla nostra camera non risponde nessuno…”
“Sono nell’alloggio di Solveig Lund.”
“Con la Lund ?! Come mai ?”
“Niente, sai, abbiamo fatto amicizia.”
“E cosa stavate facendo ?”
“Parlavamo della vita a bordo…”
“Uhmmmm…”
“La riparazione richiederà 3 ore circa…non voglio che tu stia troppo negli alloggi privati dei sottufficiali…”
“Parlavamo soltanto. Che male c’è ?”
“Niente, niente, ma oggi pomeriggio dobbiamo parlare.”
“Di cosa ?”
“Di…voi due !”
D’improvviso un rumore udibile sia alla polsiera che intorno. Una sorte di allarme forse.
“WUAHNG, wuahng ! WUAHNG, wuahng ! ”
“Che succede Paula ?”
“Niente che riguardi voi due. Devo staccare. A più tardi !”
Solveig si rivolse poi a me.
“Sospetta; e avrebbe ragione. Per un periodo io e lei siamo state amanti; nel senso che da lei non volevo soldi. Sono stata io a introdurla alla bisessualità; mi accorsi che le piacevo, e combinammo un po’ d’incontri conoscitivi dei nostri corpi, e delle nostre voglie; con me è diventata una divina leccatrice di fica; solo un uomo affamato di sesso potrebbe fare meglio di lei !”
“Che si prova a leccare una fica ? Da donne, intendo.”
“Boh, t’intriga una certa voglia di essere delicata, e di farla bagnare…ed al contempo di coglierne i sapori, quelli intimi…certo i maschi sono più predatori; le femmine più gentili…”
“Ma tu, come hai iniziato ?”
“A scuola, quella media.”
“Avevi una compagna ?
“Di compagne ne avevo diciotto, femmine come la sottoscritta.”
“E…e…come ? Insomma, la prima volta…”
“La prima volta ?”
“Sì, la prima che ti leccarono lì…”
“Semmai la prima volta che dovetti leccarla io !...sai…!”
“Beh,…io…insomma…”
“Guarda fu a quindici anni; i miei genitori mi avevano iscritta in una scuola lontano da casa. Noi vivevamo in Svezia, in Europa del nord; la scuola privata dove venni iscritta era in Danimarca; mi fecero scegliere, ed io ne scelsi una in cui non si praticava la religione; una scuola laica dove si studiava duro, e si doveva anche lavorare in proprio per conseguire i necessari crediti scolastici; io non me ne ero accorta, ma ero stata presa di mira da un gruppo di quattro “maschiette” lesbiche; la loro capa si chiamava Dyria…le amiche partner Susanna, Mariah, Regina, e Claudia…
…Solveig iniziò a raccontarmi di quella parte della sua vita: Un pomeriggio stavo pulendo con lo spazzolone il corridoio dell’istituto indossando come da regolamento rigido giacchetta sopra la camicia bianca con cravattino, gonnellino, calze e scarpe…andò tutto liscio lì dentro: il pavimento ben pulito e tirato a lucido dalla sottoscritta; potevo mollare l’incombenza e tornarmene nel mio alloggio quando a metà vialetto, approfittando dell’oscurità pomeridiana venni spinta sull’erba, e mi incappucciarono la testa, e legato le mani dietro la schiena. Quando mi venne permesso di rialzarmi m’intimarono di non fiatare assolutamente, e di seguirle senza problemi, anche perché sentivo una cosa dura, forse metallica dietro la schiena. Mi portarono su un furgoncino; sarà stato di quelli da cinque sei persone, ed una volta partiti fecero molti giri per farmi perdere l’orientamento. Mezz’ora dopo arrivammo in un posto di mare. Lo so perché sentivo il rumore delle onde in lontananza, ed un certo odore di salsedine trasportato grazie al vento. Sai, il cappuccio era piuttosto lento…probabilmente era uno stabilimento balneare sul nord-see di quelli chiusi la sera. Dopo pochi passi mi ero resa conto che ero al chiuso, insieme alle mie rapitrici; naturalmente chiusero la porta dietro di me perché sentii scattare la serratura; il locale aveva l’odore del legno stagionato, che tu Koona non puoi aver presente, ed era anche un ambiente ben tenuto; ci tornai per i fatti miei tempo dopo, ma non ero sicura di averlo trovato. In realtà non lo sono stata mai, e comunque mi sono arruolata per lasciarmi alle spalle quel periodo. Non perché fosse odioso; anzi mi sono anche divertita; no, amica mia era piatto…
…comunque trascorsi alcuni minuti mi legarono ad una colonna di legno, immagino portante, e mi tolsero il cappuccio. Potei vedere le mie rapitrici: Dyria la capa, era completamente nuda e glabra, di media statura, e di seno immagino portasse una quarta; portava i capelli corti, biondi, ondulati, e due occhi gelidi; un’altra di quelle era Claudia, una tipa piena di collari, polsiere e cavigliere, era una discreta mora con i capelli lisci fino alle scapole; la guardai fra le cosce: aveva proprio un bel pelo corto e regolare. Susanna invece era una pel di carota: indossava una candida veste bianca da matrona romana. Mariah era una bionda alta, anche più di Dyria: era l’unica vestita con una divisa nera con la svastica al braccio ed un paio di stivali lucidissimi; sul bavero della giacca portava le mostrine delle SS; aveva un viso decisamente antipatico, oltre a maneggiare un frustino con la punta elettrica; era molto rifinito, e la batteria d’alimentazione non era visibile, ma sapessi le scosse che lanciava ! Regina era la meno regale di tutte nonostante il nome: sciatta anche nella lingerie. Portava le mutandine lente, e a lungo a giudicare da certe sfumature gialle. Aveva formette mica male, peccato che non fosse poi così alta. Chiaramente si lavava, tuttavia riutilizzava più volte la biancheria giornaliera. Dopo aver sentito dei rumori di chiusura di una porta dietro di me, Dyria si accese una sigaretta fatta a mano; solo l’Universo sa cosa ci aveva messo dentro in quello sporco rotolino di cartaccia! Non so dove avesse rimediato la carta adatta; le vecchie sigarette, quelle dell’era pre spaziale non si producevano più dal ventiduesimo secolo…avevo quelle quattro bagascette ad un paio di metri da me, con sguardi tutt’altro che benevoli. Provai a chiedere:
“Cosa volete da me ?! Si può sapere ?!”
Nessuna rispose. Dyria inanellava una fumata dietro l’altra, sapessi che puzza ! Era nauseante. Mentre mi chiedevo cosa intendessero fare di me Claudia si avvicinò, e mi slegò dal palo; la mia libertà durò un paio di secondi appena, poiché mi prese per un polso, il destro, mentre Susanna si prese l’altro.
“Insomma, cosa sarebbe questa buffonata !”
In breve mi trascinarono verso una parete, e con delle manette ai polsi mi ritrovai crocifissa al muro…
Mariah si avvicinò, e mi strappò di dosso dopo averla tagliata con una lametta che non avevo notato la cravatta d’ordinanza, quindi rimise con un movimento rapido la lametta dove non potevo vederla; nella sua divisa pieghe e tasche non mancavano affatto. Poi prese con la sua mano uno dei miei seni e lo strinse; dopo un mezzo minuto, forse, dopo essersi sistemato il frustino elettrico sotto l’ascella mi prese anche l’altro e me li strinse entrambi; avvicinò il suo volto al mio, che potevo sentire l’alito del suo naso. A furia di strette finii per rantolare; quelle strette mi piacevano, e cominciavo a goderne. Stavo odiando quella donna, tuttavia una parte di me voleva che continuasse a stringermeli. Sembrava esperta di prese di seno…
“Ahnnn, ohhhhh ! Ahnnn ! Ohhhhhh, ohhhhh, cosa voletehhhhh…ohhhh !”
Dopo aver mollato le prese sulle tette mi ha strappato via la camicia con violenza: quella che era la camicetta da cadetta dell’istituto era solo un indumento lacero; saltarono via anche i bottoni della giacchetta. Praticamente, mi dicevo se ne fossi uscita viva, avrei dovuto rifarmi il guardaroba; o giustificare almeno all’istituto il perché di quegli strappi. Le mie due tette, non tanto grandi a quell’epoca, fecero capolino già gonfiate dalle prese di Mariah. Questa prese il frustino, e cominciò a sfiorare con leggerezza il mio capezzolo sinistro, il primo che era venuto fuori dopo lo strappo della camicetta. Avevo una certa paura, ma in fondo volevo solo che quella donnina-soldato riprendesse a stringermi i seni; ci mancò poco che mi convertissi al lesbo pieno…usava quel frustino per carezzarmi la pelle del seno dappertutto, poi d’improvviso lo fermò sulla punta del capezzolo, e partì la prima scossa elettrica:
“Hohhh !”
…per un secondo mi mancò il cuore ed il respiro; quando stavo per perdere i sensi Mariah riprese a stringermi le tette che affannavo spaventata:
“Ahnnn ! Ohhhhhh ! Ahnnn !”
…le sue strette però erano rinvigorenti; le imploravo con lo sguardo, e Mariah soddisfò la mia voglia.
“Hohh ! Ahn ! Hohhh ! Uhmmm ! Ah ! Ah ! Ohhhhhh !”
Dopo uno o due minuti di strette avvicinò la sua bocca, e prese a succhiarmi il seno…e ormai godevo della grossa…
“AHNNNNN ! Sìììììì ! Hoh ! Mmmhhhh ! Oh !”
Mariah nel succhiarmi famelicamente i seni si fece da una parte e arrivò Dyria, nuda, splendida, statuaria. Mi cercò sotto la gonna, e non ebbe difficoltà a trovare le mie mutandine fradicie di godimento. M’infilò tra le labbra quella sigaretta drogata; non sapevo cosa fare, non avevo mai fumato in vita mia, e mentre respiravo passivamente quei fumi la vista cominciava a deformarsi; sotto di me mi sembrava fosse passata un’alluvione; probabilmente era solo un po’ d’urina
“Huhhhhhh ! Hummhhh ! Ohhhhh !”
…le mani di Dyria si stavano muovendo talmente bene, esperte, sulla superficie del mio sesso, che sentii che si gonfiava. La mano di Dyria mi dava godimento, e mi possedeva tramite un’improvvisa presa piena di tutta la fica;
“Huhhh !”
…e dal mio respiro irregolare sembravano regolarsi sul tempo mancante all’acme del mio strano godimento saffico…Dyria mi tolse - finalmente !- quella schifosa sigaretta dalle labbra, quindi afferrata la mia nuca, mi baciò sulle labbra invadendo la mia bocca con la sua lingua; subii a lungo quell’innaturale bacio, fino a che anche io non stavo muovendo la mia lingua contro la sua scambiando saliva a fiumi…quando Dyria si staccò, mi accorsi che Mariah doveva avermi già tolto le mutandine, che non avevo sentito cascare, e la gonna da qualche istante. Dyria imperiosa disse a Mariah:
“Il primo godimento è per me, lo sai ! Forza Mariah ! Succhiale i seni, che sotto ci penso io…!”
Provai a interloquire…
“Stronze troie bagascette ! Se non volessi venire ?!... Tieni ! Pfutch !”
Sporca per sporca sputai in faccia a Dyria, che con uno sguardo di sfida e compatimento - le uniche due cose che riuscivo a leggerle nel suo bel volto da dea in quel momento ! – dapprima portò in bocca tutta la saliva con la quale avevo colpito i suoi zigomi col dito e la lingua; e mentre mi aspettavo un ceffone invece, si avvicinò, e con uno scatto da cobra, in un istante, mi baciò le labbra completamente. Neanche il tempo di sentirsi le labbra sovrapposte mi ritrovai la bocca piena della sua lingua, e della nostra salivaccia di due femmine ormai sporche…dopo un frullino di un minuto sentenziò:
“Verrai, verrai ! Sento i tuoi respiri !”
Ciò detto Dyria s’inginocchiò, e prese a leccarmi la vulva gonfia e bagnata; Mariah mi succhiava il seno di lato per non disturbare Dyria, quando ecco avvicinarsi Susanna: prese l’altro seno e me lo strinse, poi visto che avevo un altro pertugio libero mi introdusse il proprio dito medio nel mio ano.
“AHN !”
Dopo le prime ficcate d’assaggio riuscì a introdurmelo tutto e a sincronizzare le movenze del mio bacino con i colpi di lingua, rapidi, esperti, famelici e salivosi di Dyria.
“Ahnnnn ! Ohhhnnnnn ! Ahnnnn !”
Mentre mi leccava tutta la vulva, muovendo la lingua sullo spacco in alto, vicino il clitoride, ad una velocità inimmaginabile, non mi lasciava mai la saliva nello stesso punto: ogni momento in uno diverso; e senza che il mio pelo la facesse desistere. Dyria di pelo di donna andava matta, in qualche modo. Ad un certo momento Susanna smise di succhiarmi il capezzolo, e Mariah invece prese a passarmi la lingua sulle guance, poi mentre mi dava del solletico col frustino sul mio ventre, fece partire una scossa in prossimità dell’ombelico. Le movenze del dito di Susanna ben saldo dentro il mio ano, le leggere linguate sul mio volto di Mariah, e la lingua veloce come l’ala di un colibrì sulla mia fica, mi diedero l’orgasmo, l’acme del godimento: cacciai tre quattro schizzi sul volto di Dyria, una lesbica affamata. Un orgasmo così non ero mai riuscita a procurarmelo; neanche con la masturbazione personale e i cetriolini:
“AHHHNNNNN ! Sìiiiiiiihhhhhhh ! Ancoraaaaaaaa ! Ahnnn, ahnnnn ! Sìiiiiiii ! Ahnnn !”
…scambiai dei baci anche con Mariah, rapidi, labbra-labbra, ormai soddisfatta, anch’io mentre la lingua di Dyria mi finiva il lavoro in fica, golosa com’era di qualunque bavetta ne scendesse. La mia fica dopo quel prosciugamento a lingua si arrese, raffreddandosi; tuttavia ero soddisfatta di aver buttato e di aver schizzato un casino. Dyria era abilissima nel far venire una donna…secondo me neanche il cazzo ti fa venire come quella femmina indiavolata…comunque sia dovevo pisciare e l’ho fatto notare senza tanti giri, dato che ero legata…
“Ehi devo fare pipì ! Maledette troie portatemi al bagno ! C’è un cazzo di bagno in questo posto di merda ?!”
Susanna che mi aveva esplorato dietro guardandosi ostentatamente il dito disse:
“Eh mi sa mica solo quella !...”
Mariah e le altre, che si erano toccate, guardandoci risero; Dyria rimase seria fumando con indifferenza e disprezzo quella canna di carta, e chissà cosa; io ne avevo respirata un bel po’ ed infatti a tratti mi apparivano persone inesistenti come mia nonna che mi guardava seria, o uno zio che mi vide solo piccola, perché morì quando avevo sei anni. Sapevo che erano allucinazioni. Restavo semilucida, anche se stanchissima di quel sesso così strano e violento. Chiesi a Dyria:
“Era un allucinogeno quello che mi hai fatto respirare ?”
“E allora ?!”
“Mentre ti facevi la mia fica, e anche parecchio dopo, mi sono apparsi un paio di parenti morti…!”
“Sì è CPX pre tostato con gli UVB, e ridotto in foglie con un martello di legno, legno vero…è meglio di tante schifezze primitive come il crack o l’LSD…cos’è ? …non ti piace ?!”
“Figurati ! Adoro i parenti morti ! Le migliori allucinazioni del mondo ! Dì un po’ puttana capo ! Susanna è così sfigata da aver imparato solo il dito al culo ?! Ci sa fare con il dito !”
Susanna, che continuava a prepararmi l’ano per solo lei sapeva cosa, muovendo il dito dentro l’ano mi stava rendendo difficile trattenere oltre. Se solo Claudia, Dyria o un’altra si fossero abbassate per una leccata alla mia fica le avrei servite come meritavano ! Dyria sembrava ignorare il mio disagio urologico…continuò con la sua esperienza con gli allucinogeni…
“Io parenti non ne vedo mai sotto CPX…vedo solo tante bambine che mi fissano…io ormai sono assuefatta, e il CPX non mi fa nemmeno più effetto…perché quella smorfia ? Hai visto un’immagine religiosa che sta per scagliarti sopra un intervento divino…?!”
“Sto trattenendo ! Dovrei pisciare se non l’hai capito ! E basta con quel dito Susanna !”
“Claudia !”
“Eccomi capo ! Dimmi !”
“Prendi un secchio ! Dietro il banco del bar dovrebbe essercene uno…e portalo alla nostra prigioniera ! Sbrigati che il ditino di Susanna, la sta facendo venire… ”
Claudia mi portò il secchio, e rimanendo crocifissa per i polsi potei liberarmi dell’urina accumulata.
Beffardamente Susanna, dopo avermi baciata sul collo, tolse il dito e aggiunse:
“Dai, che non ti guardiamo mica !”
La ignorai, e mentre stavo finendo di pisciare, Susanna mi rificcò un paio di volte il suo dito nel culo e mi stimolò a spararne altra muovendomelo dentro con una certa abilità.
“Ahhhnnnnnnnnnnn…ohhhhhhhh…ahn…noooooh !”
Provavo ancora piacere per il suo dito nel mio culo, pur fingendo disagio e disgusto. Nel frattempo Claudia si era voltata, e si era allontanata, non sapevo dove. Dyria, finito l’allucinogeno, prese a massaggiarsi la vulva, guardando a pupille fisse l’allucinazione che doveva esserle apparsa. Mariah le passò la mano davanti agli occhi, e non ottenne nulla…quindi sentenziò:
“Forse il CPX le ha fatto effetto, ma è assuefatta e sta arrivando alla fine del trip. Ormai non le dura che due minuti scarsi.”
“Te ne intendi, vedo. L’avrai mica iniziata tu al CPX ?!”
Claudia mi diede una frustatina sul viso ! Sapessi che odio ! In quel momento l’avrei uccisa…
“Impertinente ! Che lo scudiscio ti serva di avvertimento, recluta ! Tra un paio di minuti parlerà di nuovo. Ti consiglio di non contraddirla. Tra gli effetti collaterali c’è una pericolosa irritabilità. Sarà aggressiva per almeno un quarto d’ora…”
Dissi:
“Ma chi se la caga questa vostra Dyria di merda ! Ficcatele al culo le tue parole soldatina ! Pfutch !”
Sputai dritta a Claudia, ma evitò il colpo.
Al che Mariah “la militarizzata” mi diede anche lei uno schiaffo…
“Insolente ! Pagherai quest’insulto ! Claudia, dammi il tuo collare !”
Claudia la metallara si tolse il collare con le borchiette, e Mariah me lo mise chiudendolo sul mio collo. Poi vi agganciò un guinzaglio con un interruttore; fece partire una scossa, leggera, ma elettrica; mi parve che mi stessero per segare il collo, ma erano solo scossette a bassa intensità predeterminata, che mi venivano trasmesse attraverso elettrodi finissimi stampati sul fasciame di latex; le borchiette invece facevano archetti scintillanti che non erano minimamente pericolosi. Erano solo scena.
“Questo è solo un avvertimento prigioniera ! Adesso ti libero i polsi; se provi a fare mosse false ti faccio un taglio integrale sul collo ! Ad alto voltaggio ! Inizierà come un solletico, come sulla ghigliottina, solo che la testa invece di cadere facendoti perdere conoscenza, ti resterà sul collo durante il taglio capito ?! Solo sofferenza !…ti ho avvertita !”
Il secchio restò lì dove l’avevo dovuto usare; io venni accompagnata presso un materasso che Claudia e Regina, ancora insoddisfatte, avevano provveduto a portare nell’ampio salone…arrivata sul bordo del materasso Susanna prese la mia giacca strappata, e la piazzò per terra…quindi con uno strattone al guinzaglio mi comandò:
“In ginocchio prigioniera ! E ringrazia che ti concediamo lo straccio !”
Regina si era tolte le sue mutandine, abbondantemente usate, e rimase nuda; Claudia si tolse il gonnellino rimanendo con un inesistente slip di latex, aperto bene verso la fica ben visibile, e raggiungibile. Le due donnine si sedettero sul comodo materasso come fossero al mare sulla sabbia. Mariah scandì i suoi nuovi ordini d’inizio danze:
“Adesso leccherai la fica di Claudia; se l’è tenuta asciutta; sta tranquilla, è pulita !”
Claudia si era distesa completamente davanti a me, allargando le cosce quanto bastava per far passare la mia testa. Vedevo le labbra esterne della sua vulva ben curata, carnosa, piacevole; in qualche modo era il contrario della sua lingerie di latex…
Inginocchiata attesi un minuto, poi rassegnata abbassai la testa, e le labbra su quei lembi di carne vellutata, ormai non più adolescenti al pari dei miei…esitai baciando le labbra per prendere coraggio. Claudia mi disse:
“E cacciala stà lingua ! Vai avanti e indietro, lungo lo spacco…quando ti prendo la testa con le mani insisti sopra, leggera e veloce; se stacchi la lingua prima di farmi venire sai cosa ti aspetta !”
Feci come mi aveva detto. Cacciai fuori la lingua, prima poca, poi quasi tutta. Pochi millimetri mi separavano dal lesbismo. Trovai il contatto con la pelle, quindi iniziai a muovermi avanti ed indietro lungo lo spacco, che naturalmente si allargava, fino a mostrare quelle rosee cavità. Era la prima fica che leccavo in vita mia. Il latex tutti gli odori del suo sesso non me li trasmetteva, ma io mi limitavo a leccare come mi era stato detto: piano avanti ed indietro, e feci inconsapevolmente pure una puntatina sull’inguine. Claudia mugugnava di godimento…
“Ahnnn, ohhhhhh, ahnnnnn! Uhmmmm, uhmmmmfff ! Huuuuuuu, uhmmm !”
Da dietro Mariah continuava a comandare:
“Continua così, prigioniera ! Lecca, senza fermarti, se non vuoi una scossa tagliente !”
Regina si alzò, e quando vide che i miei leccamenti avevano fatto cacciare la lingua di fuori a Claudia, che da parte sua si teneva gli occhi socchiusi, andò a sedersi col bacino sopra la sua bocca. Ottenne credo quello che cercava, perché adesso sentivo godere anche Regina, una specie di botola con le forme col visino carino, e uno sguardo da sfigata depressa. Claudia serviva vulva, inguine ed ano di Regina con la sua intera bocca. Le femmine che godevano erano due. Nel frattempo anche Mariah s’era abbassata la gonna e le mutande, nonché sbottonata la giacca e la camicia. Si piazzò accanto a me, tenendo fermo il guinzaglio elettrico con il suo ginocchio; mentre io dovevo soddisfare la fica di Claudia ormai tutta un bagno tra le sue bave e la mia saliva, Mariah mi prese i seni e me li strinse, avendo cura di chiudere anche le dita sui miei capezzoli, e un po’ tirare, ma senza perdere il controllo del guinzaglio…ero eccitata di nuovo anch’io…Mollati i miei seni mentre ero china sulla fica, Mariah mi baciava lungo tutta la schiena ed i fianchi, poi passò a tutta lingua di fuori sul mio culo, le mie natiche, il mio ano dove ci passò la lingua più e più volte; sentivo la presa del mio culo, e quel maledetto guinzaglio sempre arrotolato in mano alla mia carceriera…presi coraggio e mi fermai…
“Basta porco demonio ! Non ce la faccio più !”
Da dietro tra una leccata e l’altra del mio spacco del culo, e qualche leccatina su inguine e fica, Mariah ripetè l’avvertimento:
“D’accordo respira un po’ ! Claudia, togliti quel latex, che questa se no non ci riesce a farti venire…”
Regina stava sciabolando la lingua in un bacio a bocca con Claudia, che le massaggiava anche una tetta, con l’altra mano sganciò la fibbia del tanga e mi presentò tutto il bacino, con la fica al gran completo. Mariah, dopo avermi piazzato due dita a forchetta, una nell’ano, l’altra nella fica, dopo il mio rantolo d’imbarazzo, mi ordinò di riprendere…
“AHN ! OHHHH ! ”
“Lecca ampio e rapido, prigioniera ! Dove prima c’era il latex dovrà esserci la tua saliva ! Dai, che neanche tu resterai inappagata; l’hai sentita la presa ? Se l’hai sentita, leccagliela orizzontale, fammi vedere !”
L’avevo sentita quell’intrusione nei miei buchi intimi, per cui leccai come mi aveva detto; la fica di Claudia cominciava ad emettere…robetta salaticcia e amara, e – scoprii in quel momento – di sentirne i sapori ero diventata curiosa: da studentessa a porca in un paio d’ore ! Claudia stava godendo; io invece mi ero sincronizzata con le dita di Mariah che stavano possedendo me…lingua ed intrusione, lingua ed intrusione…Claudia cominciava a rantolare:
“Ahnnn, ahnnn, uhmmm…uhmmm, sì, lecca veloce, dai !...sìiiihhhhhhhh…oh ! OHH !”
Regina aveva ripreso a baciarla in bocca e a sciabolarle la lingua. Regina sembrava famelica del suo viso: glielo leccò tutto quanto, dagli occhi al collo. Sentivo la sua voce a malapena…
“Ohhhhhhhh ! Regina…ti amo !”
Io smisi un attimo, perché dovevo respirare; e mentre Regina le strinse il seno destro e il capezzolo del sinistro, potei vedere la sua fica pulsare. Ripresi a leccarla veloce e leggera lì sopra in prossimità del clitoride e finalmente Claudia si soddisfò pienamente ! Emotivamente e sessualmente…e qualcosa mi colpì l’occhio all’improvviso…
“AHHHNNNNN ! AHNNNNNN! HOHHHHHHH ! Sì !”
“Sfuzzzz ! Sshfizzzz !”
“Uh !”
Diede solo due schizzi: uno, il primo mi finì nell’occhio irritandomelo; l’altro mi lambì la guancia…io invece come una gatta in calore inarcai il bacino ancora di più. Ero eccitata ed ero bisex da qualche minuto. Dissi convinta ed eccitata:
“Basta tocchi ! Chi me lo offre un assalto in fica ?!”
- continua –
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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